- L’85% dei pazienti si affida alla rete per cercare informazioni sulla sanità, ma oltre la metà non si fida di ciò che trova online per poter prendere decisioni circa il proprio benessere fisico; - Non sono i dottori più giovani a essere i più digitalizzati ma in primis quelli di età tra i 36 e 45 anni (30%) e tra i 56 e 65 (25%). Tra gli specialisti più tecnologici: dentisti (11%), psicoterapeuti (8%) e nutrizionisti (7%); - Secondo il 71% dei medici italiani la tecnologia ha reso i pazienti sovrainformati. Oltre la metà (53%) pensa che ciò li renda più diffidenti, solo il 18% vede questa evoluzione positiva.
Da Nord a Sud dello Stivale la tecnologia si fa sempre più strada nel panorama sanitario italiano, coinvolgendo, in particolare, le grandi città. I medici "digitalizzati", infatti, operano in egual misura a Milano (16%) e Roma (16%), seguono Torino (10%), Napoli (7%) e Bologna (4%). A sorpresa, non sono gli specialisti più giovani a integrare maggiormente l’innovazione nell’esercizio quotidiano della professione, ma in primis quelli di età compresa tra i 36 e 45 anni (30%) e tra i 56 e 65 (25%). Attualmente, poi, gli uomini sono i più predisposti all’uso della tecnologia (61% vs. 39% delle donne) e tra le categorie di professionisti più avvezzi al mondo digitale primeggiano i dentisti (11%), seguiti dagli psicoterapeuti (8%) e dai nutrizionisti (7%). Il settore pubblico si conferma purtroppo fanalino di coda in termini di propensione al cambiamento e all’introduzione di strumenti tecnologici per la gestione della professione: solo il 10% dei medici 3.0 opera anche nel pubblico, contro uno schiacciante 60% del privato.
Di fronte all’impiego della tecnologia nell’ambito della salute i professionisti italiani concordano nel dire che questa ha reso i pazienti addirittura sovrainformati (71%). La conseguenza di tale disponibilità di informazioni spacca però gli specialisti: secondo oltre la metà degli esperti (53%) questo rende i pazienti più diffidenti e più predisposti a mettere in dubbio la consulenza del medico, mentre solo il 18% dei professionisti vede questa evoluzione come positiva, confidando nel fatto che con maggiori fonti ed elementi a propria disposizione, le persone possano seguire meglio le indicazioni fornite senza dipendere troppo dal dottore.
È importante capire come sta evolvendo in Italia l’approccio al mondo della tecnologia per medici e pazienti così da comprendere appieno da un lato come la professione medica sta cambiando nell’era della digitalizzazione e dall’altro come i pazienti si rapportino agli specialisti e all’utilizzo della rete nella vita quotidiana. In questo panorama, MioDottore si impegna a conoscere e indagare l’evolvere delle abitudini e dei comportamenti per migliorare il servizio, sia per gli utenti che per i professionisti, fornendo una piattaforma all’avanguardia e capace di rispondere alle necessità di entrambi,”
Luca Puccioni - Country Manager di MioDottore